Bike4future: l’amore per la vita è grande e la bicicletta è il suo profeta

Andare in bicilcetta migliora la qualità della vita e il periodo di quarantena può non essere tempo perso per chi ama la vita e si allena ad affrontarla in bicicletta.

Considerato che il peggio sembra essere passato, è tempo di predisporci al domani, evitando di tuffarci di nuovo impreparati al viaggio che ci attende e che, in particolare, coinvolge le giovani generazioni.

Nel 2009 un videomaker aquilano – interrogandosi su come si sentisse durante la permanenza in una tendopoli – coniò il neologismo “terremutato”. È la stessa cosa che ci accade in questi giorni. A fronte di un’ecatombe, di un sostanziale cambiamento delle abitudini di vita, siamo come sospesi tra il prima ed il dopo solo che – questa volta – non sono crollati i palazzi, ma le certezze più o meno fragili su cui costruivamo la nostra supposta “normalità”.

Eppure, proprio per il trauma che subiamo, ci troviamo in una condizione ottimale per recuperare il senso di una visione unitaria della nostra dimensione bio-psico-sociale ed ambientale.

Questa non è un ideale o una piattaforma virtuale perché ci appartiene intimamente, sensibilmente anche se l’abbiamo troppo a lungo anestetizzata.

Chi può dire, onestamente, di aver scelto la via frammentata, elusiva, egoistica, competitiva all’estremo, volgarmente razzista, spesso superficiale e vanagloriosa a cui ci portano il “ritmo della vita moderna”, i suoi simboli evanescenti, i suoi ridicoli regionalismi ed i tanti condizionamenti che mirano a considerare ognuno di noi un cliente, un consumatore, un oggetto, un tifoso, un suddito di questo o quel truce dalla faccia odiosa ed arrabbiata?

Un primo esercizio per affrontare la situazione è quello di apprestarsi al domani. Gran parte del bagaglio che avevamo messo in valigia va rivisto, alleggerito, adattato al contesto iperdinamico che ci attende.

Lo si può fare anche in cattività, anzi viene meglio nelle notti insonni, con lo sguardo volto al soffitto, creando mappe mentali che collegano l’una cosa all’altra che ci riguardano personalmente e ci collegano socialmente.

Prima di muoversi, infatti, conviene sapere dove andare e, per farlo, ci sono alcune domande che – se le prendiamo in considerazione senza banalizzare – sono quelle che ci permettono di sollevarci dalla consuetudine di riempire l’esistenza con cose e la mente con pensieri non necessari e che confondono le idee.

Sono domande che ci offrono la possibilità di stilare un resoconto, di allenarci eticamente, di raccogliere le energie presenti e di proiettarci nel futuro. Tutti aspetti che, in molti casi, si focalizzano su argomenti evitati per troppo tempo.

Chi sono? – Chi siamo? – Come ragioniamo? – Cosa ci serve per ricominciare? – Quale contesto andremo ad affrontare, una volta che la tempesta veicolata dalla pandemia tenderà a ridurre la sua potenza distruttrice e dovremo ricostruire la nostra presenza individuale in un tessuto sociale che si lacerato?

Sono un medico; non esercito la professione da molti anni, ma non ho mai smesso di dedicarmi alla ricerca in questo vasto campo. Non ho ambizioni da tuttologo, tratto solo gli argomenti che ho approfondito e di cui conservo e posso comunicare le fonti. Tutto questo lo metto in opera con i miei studi, le mie riflessioni e proiezioni, con il proficuo ascolto e considerazione di chi ne sa più di me, con il mio senso pratico, con quello che scrivo, che faccio, con le relazioni a cui do la precedenza.

Da quasi dieci anni, attraverso la Fondazione Olos Onlus, alimentiamo il progetto veicolato dal sito www.bike4truce.org  e dai canali social collegati. Portare avanti una visione fortemente innovativa, progressista e mirata a favorire la convivenza pacifica attraverso le biciclette suona velleitario a chi non ne conosce le sfumature, a chi non ha provato l’ebbrezza del vento nelle orecchie e la gioia di viaggiare in bicicletta, da soli o in compagnia, immersi in silenziosi scenari inesplorati.

Poco importa, ci sono cose che nascono dal basso e che si elevano al cielo. Perché ciò accada ci vuole una visione sistemica, ci vogliono relazioni e comunanze.

La nostra idea è maturata in una costola del progetto iniziale e ci stiamo lavorando sotto il titolo di “bike4future”.

È chiaro che immaginiamo di operare parallelamente e specificamente con il tema ambientale perché, se c’è una cosa che solo i finti ciechi, i finti sordi e gli infingardi non vogliono intendere è che –  da questo casino – o si esce tutti insieme, condividendo le decisioni ed i destini dell’umanità e del cosmo, o non si esce vivi.

Ed è proprio di queste cose che intendiamo ragionare. Se le premesse di questo ragionamento devono attingere alla filosofia – di cui l’etica è una parte – l’approccio che proponiamo è pragmatico e, cioè, è quello che è fondato su saperi che acquisiscono un significato quando vengono contestualizzati in una specifica realtà globale, locale ed, unitamente, “glocale”.

La tempesta veicolata dalla pandemia ha spogliato le strutture consolidate delle vesti che ne coprivano le sembianze. Ora, si potrebbe dire: “il Re è nudo”. I sistemi economici e politici che ci hanno governato sono traballanti, ma sono fatti di persone e di poteri che hanno sempre il coltello dalla parte del manico e la capacità di influenzare le persone meno abituate a ragionare con la propria testa.

Ciononostante, una dimensione cooperativa e solidale non è più una narrazione astratta, o marginale.

Si tratta di governare la barca verso mete diverse da quelle finora tracciate ed è il momento di prendere decisioni le quali, affinchè non finiscano per infognarsi nelle obsolescenze, nelle sottomissioni e nei costumi del passato, chiamano a prendere, innanzitutto, dei chiari indirizzi individuali.

Per questo, prova a rispondere alle sopracitate domande declinando l’indicativo presente in quello passato e poi in quello futuro.

Ricordando le precedenti risposte, prova successivamente a rispondere alle sopracitate domande proiettandoti in sella e pedalando. È questo che intendiamo per “bike4future”. Si aprono scenari in buona parte già immaginati e , in molti casi, inapplicati a causa dell’ostracismo di chi ama le cose e le proprie certezze così come sono state finora.

Il valore aggiunto di osservare queste azioni così semplici con un approccio filosofico e scientifico informato da questo punto di vista dinamico deriva dalla convinzione che la nostra esistenza può essere migliorata adottando stili di vita e scelte politiche sostenibili in un contesto unitario che, superando la frammentazione e gli egoismi, i sovranismi e le dittature esprima la dimensione  bio-psico-sociale ed ambientale di tutto il genere umano. Cosa c’è, oggi di più rivoluzionario e, al contempo più intimo e condivisibile?

Questa opzione, in ambito medico, significa dare la massima attenzione a ciò che è in grado di promuovere la salute, di potenziare le nostre risposte agli stimoli esterni, di misurare il benessere dei popoli con criteri diversi dal PIL. In una parola e con una visione olistica, di giudicare le “politiche sanitarie” dalla misura del benessere che si manifesta nella “qualità”, più ancora che nella “quantità” della vita.

Per esempio, è accertato che praticare un esercizio aerobico con assiduità ed allenando l’organismo allo sforzo, migliora il tono muscolare, fortifica le difese immunitarie, difende dalle patologie metaboliche e dell’apparato cardiovascolare, migliora le funzioni intestinali, renali, polmonari, epatiche ed intellettive; favorisce l’ottimismo, riduce l’ipocondria e la paura verso ciò che ci circonda.

Perché questo processo sia equilibrato, esso va coordinato, armonizzato, condiviso con gli “altri”, va accompagnato da una sana alimentazione, dal recupero dell’essenziale, dalla moderazione degli eccessi di ogni tipo, compresa – ovviamente – l’idea che la salute individuale e collettiva si misuri in termini di “armamenti” o di “medicalizzazione” mentre è strettamente legata alla motivazione a fare la cosa giusta, innanzitutto attingendo al buon senso ed ai saperi “credibili”.

L’educazione è alla base di questi comportamenti perché non vanno create “verità” senza consapevolezza, non vanno seguiti regimi senza partecipazione razionale alle scelte, non vanno ascoltati i tribuni di facili scorciatoie che, guarda caso, sono sempre associate a “consigli per gli acquisti”.

Anche in questo caso, è l’etica che guida, il lavoro che nobilita, l’umiltà che delimita, la condivisone che amplifica i risultati.

Con queste premesse, ci avviamo ad approfondire alcuni temi di interesse. Non aspiriamo a diventare influencer nel settore che oggi è all’attenzione delle emergenze, qui non si tratta di diventare veicoli ibridi di un messaggio già superato, ma si tratta di costruire insieme un futuro possibile che ammette le emergenze nel posto che è corretto che assumano come condizioni estreme del modello.

Nel nostro piccolo, la metafora più potente che abbiamo è che l’amore per la vita è grande e la bicicletta e il suo profeta. Il nostro compito è “pedalare”.