Il brano Elogio degli Uccelli di Giacomo Leopardi è uno dei più ariosi, pacati e sereni che si trovano nella sua sconfinata produzione letteraria.
L’interpretazione di Tiziana Di Tonno esalta l’emozione che pervade questa breve composizione (comparsa tra le “Operette Morali “). La recitazione aiuta a immedesimarsi nell’animo svincolato dalla gravità dell’essere, nell’immagine di indipendenza veicolata dai volatili e trasferisce l’ammirazione per la gioia di cui godono.
I pesanti animali terrestri di specie umana hanno sempre invidiato questa libertà e, inutilmente, hanno cercato di imitarla.
La vista degli uccelli rallegra la sensibilità del poeta-filosofo e i loro canti lo cullano in maniera assai singolare provocando gioia, godimento, illusione di poter smaterializzare il corpo e le idee che agitano il cervello pensante.
Il volo degli Uccelli è così coinvolgente che ci spinge ad affrancarci anche dal peso della “ragione” e ci induce a incarnare la loro leggerezza, fino a tramutarsi in meraviglia, spensieratezza, in riso.
E gli Uccelli, dice Leopardi, hanno il privilegio di condividere con le persone la capacità di ridere.
Questo argomento si presta a un’indagine di grande interesse, anche perché ci sono poche cose che ci fanno sbellicare di risate. L’aspetto interessante è che una risata di cuore è generalmente associata a emozioni potentemente coinvolgenti, a motti di spirito che ci sorprendono e ci fanno amare chi ci fa ridere, a un linguaggio capace di esplicitare, senza parole, un’ampia gamma di sentimenti e di rendere memorabili quei momenti di spontaneità.
Al proposito, mi torna spesso alla mente la risposta con la quale Jessica Rabbit, la conturbante fidanzata di “cartone animato” protagonista del film “Chi ha incastrato Roger Rabbit?” smonta ogni velleità di Eddie. L’investigatore, che prova una travolgente attrazione per Jessica, le chiede: seriamente, dimmi che cosa ci trovi in quel coniglio. E Jessica non deve pensarci su e risponde, estasiata: Mi fa ridere!
Questo racconto contiene un fondamentale insegnamento ma, purtroppo, i tempi odierni sono abbastanza cupi complessivamente per capire che la Ragione Umana o, meglio, la completa sragionevolezza degli Esseri che dominano il Pianeta tende a privarci – senza riuscirci completamente – anche della voglia di ridere.
Quando penso a narrazioni che tengono insieme Uccelli, false credenze (tra cui quella di essere guidati dalla ragione) e risate “amare” mi viene una specie di allucinazione e la voglio raccontare per quanto essa abbia da farci vergognare, riflettere, ci imponga di fare delle scelte che impediscano che si ripeta.
Nel 1958 Mao Tse Tung ordinò a una popolazione di Cinesi affamati di debellare quelle che vennero chiamati i 4 Flagelli (o “parassiti”) e che anticiparono di poco un’altra disastrosa iniziativa voluta del Grande Timoniere e che prese il nome di “Grande Balzo in avanti”.
Il vortice creato dal Partito Comunista per giustificare con “cause esterne” la fame e le difficoltà che la popolazione sopportava a stento spinse nel tritatutto anche alcuni nemici “naturali” del popolo.
I Flagelli che la propaganda indicava come “agenti reazionari al servizio del capitalismo” dovevano essere annientati e sulla graticola caddero Ratti, Mosche, Zanzare e Passeri.
L’immagine mostra la riproduzione di un manifesto propagandistico evocativo della “soluzione finale” alla quale erano destinate le vittime sacrificali di questo rito di purificazione collettivo privo di alcuna giustificazione scientificamente provata.
Fonti dell’epoca raccontavano che il delitto contestato ai Passeri era che, come il resto degli abitanti della Cina, avevano sempre fame.
I Passeri e, inevitabilmente, una quantità di altri volatili insieme a questi furono sterminati ben prima e più definitivamente degli altri Flagelli.
Però, ciò che probabilmente è in grado di trasferire nel modo più diretto l’Etica della “Lotta di Classe” con caratteristiche Cinesi è la tecnica dello “sfinimento”.
Fu mobilitata in massa la popolazione Cinese: i contadini furono incaricati di fare rumore (battendo pentole, vasi o tamburi) per spaventare gli uccelli e impedir loro di posarsi sugli alberi, forzandoli a volare fino a cadere a terra morti di fatica e di sete. I nidi furono divelti, le uova distrutte, i pulcini uccisi. Venivano dati premi a chi consegnava il maggior numero di code di topi, di mosche, zanzare o di passeri morti.
Quando il movimento divenne una sorta di sport nazionale, i bambini si rivelarono un gruppo particolarmente versato per queste attività e che era estremamente ricettivo agli appelli alla mobilitazione e agli insegnamenti morali trasmessi.
Dati alla mano, si trattò di un disastro ecologico senza precedenti, i cui effetti hanno avuto ripercussioni gravissime e in alcuni casi irreversibili.
L’immagine riproduce una fotografia rappresentativa della mobilitazione popolare della cosiddetta Grande Campagna Anti-Passeri.
Nell’aprile del 1960 i dirigenti Cinesi si resero conto che i Passeri che avevano sterminato (Passer montanus montanus il nome scientifico ) non mangiavano solo i semi dei cereali ma anche una gran quantità d’insetti. Anziché aumentare, i raccolti di riso ebbero una sensibile diminuzione dopo l’operazione “speciale” . A seguito di questa scoperta Mao ordinò di fermare lo sterminio dei passeri rimpiazzandolo, all’interno della campagna, con la caccia alle cimici.
L’intervento si rivelò tardivo: in assenza dei passeri, suoi predatori naturali, la popolazione di cavallette aumentò considerevolmente e ne risultò un’amplificazione dei problemi ecologici della Cina aggravati ancor più dal Grande Balzo in Avanti. Un tale squilibrio ecologico è stato indicato tra le cause che provocarono la (tra il 1959 e il 1961) la grande carestia in Cina durante la quale oltre 30 milioni di persone sarebbero morte di fame.
In aggiunta, alla luce della storia, la particolare attitudine Cinese a piegare i principi dell’Etica al Giudizio morale va considerato anche un monito inascoltato da coloro che a Orienete e Occidente queste storie le conoscevano e che non hanno pensato che i passeri controrivoluzionari sottoposti a un regime totalitario e autoreferenziale possono ideologicamente essere tramutati in simboli generalizzabili.
Il passo che porta a considerare qualunque forma di dissenso o di ostacolo alla linea del Partito alla pari dei detti Passeri è breve e questo va detto anche se di fronte a questa e ad altre evidenze i Cinesi, che sono più nazionalisti che comunisti, si infuriano.
Questo racconto evoca una di quelle situazioni in cui non si sa se piangere o se ridere, di quelle che esprimono il linguaggio dell’incredulità, dell’orrore, della vergogna e del recondito pensiero che gli Uccelli che sono propensi al riso, sono anche più intelligenti degli Umani.