La bomba innescata al centro dell’Europa è a poche centinaia di km dai confini italiani
Se la ricomposizione di un quadro degli equilibri globali può dare una prospettiva alle prossime iniziative di Putin, è difficile credere che il sovvertimento delle aree di influenza si limiterà al territorio dell’Ucraina.
L’attacco portato all’Ucraina dalle truppe del dittatore Putin sono un avvertimento che non vuole ledere solamente la sovranità del Popolo Ucraino. Si tratta di un assalto agli stessi concetti di autodeterminazione dei popoli, di stato di diritto, di diritto alla vita e alla pace. Se dovesse prevalere la spinta alla guerra di cui oggi Putin è il portabandiera, le Democrazie Europee correrebbero lo stesso rischio contro il quale lotta il Popolo Ucraino: l’asservimento al potere assoluto di un regime dittatoriale.
Tra le altre, c’è una bomba innescata al centro dell’Europa e a qualche centinaio di Km dai confini Italiani. Questa potrebbe essere connessa e amplificata dalla crisi umanitaria derivante dalla massa di rifugiati che premono a milioni ai confini dell’Europa.
Qualcuno si sorprenderà se scoppiasse un nuovo conflitto nei Balcani?
I modi e i tempi li potranno stabilire senza timore: la Russia a favore dei Serbi oltranzisti e che oggi, paradossalmente sono più arrembanti in Bosnia ed Erzegovina che nella Serbia stessa; la Turchia e/o i Paesi Arabi a favore dei popoli di osservanza musulmana; l’America a favore degli interessi di una politica imperialista miope, antistorica e che, sorprendentemente, non perde l’abitudine di confrontarsi con un’ Europa disunita e ultradebole.
La convivenza pacifica di etnie e orientamenti religiosi diversi ha caratterizzato il popolo di Sarajevo per secoli ed è ancora presente. L’attitudine preziosa che sostiene questo retaggio multiculturale viene minata da molteplici agitatori che vogliono annientarla. La convivenza multiculturale, sebbene abbia resistito a un assedio durato circa cinque anni e a decine di migliaia di morti e feriti trent’anni orsono, rimane in grave pericolo. Sarajevo non è fatta di parole, di accordi o di illusioni: è popolata da gente sostanzialmente pacifica, come riteniamo di essere noi cittadini nella Comunità Europea. Putin può dare fuoco alle micce quando lo riterrà più destabilizzante per l’Europa e la NATO. Lui è un dittatore, la NATO è figlia della guerra e delle storture militaresche che condizionano la sua natura; noi “civili” pacifici siamo il vero ventre molle e decadente delle democrazie europee.
Prevenire la riaccensione del conflitto in Bosnia ed Erzegovina; argomentare le ragioni diplomaticamente invece di fomentare i nazionalismi e i suprematismi; operare affinchè non si consumi l’odio tra etnie separatiste è ancora possibile. La ragione non è mai da una parte sola e, soprattutto, non si conquista con l’imposizione della volontà del più forte.
Per fare passi avanti, subito, l’Europa deve riconoscere i suoi errori e le sue debolezze e manifestare un chiaro atteggiamento che configuri la messa in comune di fiscalità, difesa, accoglienza e strumenti evoluti di supporto allao stato di diritto e di funionamento dellle Istituzioni legali. Ciò, se vuole sostenere la propria visione del mondo con la forza e l’autorevolezza di chi si conquista la fiducia derivante dalla coerenza dei valori che afferma, rispetto agli effetti delle azioni che compie. Questo, molto prima e non dovendo necessariamente ricorrere alle armi. Questo, anche mitigando gli effetti di forzature e imposizioni più o meno recenti di comportameneti neocolonialisti. Il fatto è che tutto si deve fare per fermare le guerre.
Diverse Nazioni formatesi dalla frammentazione dell’Ex Yugoslavia sembrano desiderare di entrare nell’Unione Europea. Tuttavia, sia chiaro ai popoli che aspirano a riunirsi sotto la bandiera dell’Unione Europea che il nazionalismo oggi non è l’attitudine che può rendere merito alla tradizione democratica consolidatasi nel nostro Continente e che lo stato di diritto non è negoziabile.
Siamo pronti ad affrontare queste sfide con determinazione e coerenza?
Per vedere riuniti i più noti nemici della Democrazia di questi tempi, guarda l’immagine che appare qui: Anne Applebaum. The Bad Guys Are Winning
In alternativa rifletti su quanto emerge in questa intervista
Why the Bad Guys are Winning (with Anne Applebaum). Shield of the Republic odcast
Valerio
L’immagine di copertina è un urlo ironico e disperato , rimasto inascoltato che ci riporta a Sarajevo, durante l’assedio che provocò oltre diecimila morti in una città che non volle la guerra e che non ha rinunciato al suo secolare multiculturalismo. I popoli civili sono costretti a subire gli effetti di guerre che sono scatenate dai nemici del popolo, dalla natura predatoria dei modelli economici, dai loro demagoghi . Collegato a questo, ascolta Luciano Pavarotti, Brian Eno, Bono, The Edge – Miss Sarajevo (Live)