Longline
Un medico, con la passione della bicicletta, ha un grande sogno: costruire le evidenze del fatto che la bicicletta è strumento di pace. Per provare a realizzarlo, con l’aiuto di un gruppo di ciclisti organizza un ciclotour per riportare all’attenzione dell’ONU la tregua olimpica e chiedere agli stati membri perché non viene rispettata.
Sinossi
Bike4Truce è la storia di un gruppo di ciclisti inesperti, che durante le olimpiadi del 2012 si è lanciato in un avventuroso ciclotour partito dal Belgio e arrivato a Londra, per un motivo specifi co: protestare contro il mancato rispetto della tregua olimpica. Del gruppo fa parte anche Peter, un “ciclo-regista” che si appassiona al tema della tregua al punto da renderla protagonista di un suo documentario.
Ispiratore di questa vicenda è Valerio, un medico che ha vissuto da testimone oculare la tregua olimpica nel 1992 alle olimpiadi di Barcellona. In un periodo in cui imperversava la guerra nei Balcani e l’URSS si era sciolta da poco, i “nuovi” stati non possedevano ancora i requisiti convenzionalmente richiesti per iscriversi alle competizioni olimpiche. Così il Comitato Olimpico Internazionale fece sfi lare e partecipare gli atleti di questi paesi sotto la bandiera olimpica, rinnovando l’antica tradizione della tregua olimpica, un tempo di “cessate il fuoco” e di soluzione dei conflitti.
La scelta di pedalare per la tregua è una scelta simbolica: richiama la possibilità di un nuovo stile di vita, in cui ci si possa fermare, e trovare un tempo di pace. La bicicletta diventa così mezzo ideale e reale di un cambiamento sostenibile, ecologico e a passo d’uomo.
Note di regia
Tutto è iniziato nel 2012, quando Valerio mi ha raccontato per la prima volta della sua idea del Bike4Truce. Da subito mi ha colpito il concetto della tregua olimpica, la risoluzione ONU sulla pace durante i giochi, che viene firmata ogni due anni prima delle Olimpiadi estive ed invernali, ma che viene completamente disattesa. Ci è voluto poco a decidere di essere parte attiva dell’iniziativa di Valerio.
E così nell’agosto del 2012 sono partito anch’io con il gruppo di cicloamatori e mi sono ritrovato sulle strade della celeberrima Liegi-Bastogne-Liegi, poi a Polleur, dove nel 1789 fu firmata una delle prime Dichiarazioni dei Diritti dell’Uomo, e ancora a Londra, dove siamo stati ricevuti dal vice ambasciatore italiano. Il viaggio non si è concluso lì, come non si è conclusa l’attività in favore della tregua olimpica: nel 2014 io e Valerio ci siamo messi sulle tracce degli atleti della Magna Grecia e siamo arrivati fino ad Olimpia, sede storica delle Olimpiadi antiche, per rendere omaggio alla cultura greca e alla storia della tregua laddove è nata.
Proprio a Olimpia ho intervistato Konstantinos Antonopoulos, archeologo e vice presidente di Terra Olympia, nelle cui parole ho trovato la sintesi del pensiero che sottende Bike4Truce: “Non possiamo più essere spettatori del sacrificio di vite innocenti, dovuti a causa della politica e delle sue logiche strategiche. Dovremmo provare a lottare per preservare la pace, per almeno 16 giorni, cioè la durata dei giochi olimpici. Sarebbe un punto da cui partire per arrivare alla pace permanente”.
In questo contesto la bicicletta, mezzo che ci consente di riappropriarci dei nostri spazi e dei nostri tempi, rappresenta lo strumento perfetto per promuovere il cambiamento. Ne sono convinti anche i conduttori della trasmissione radiofonica di Rai Radio 2 “Caterpillar” che, proprio ispirandosi a Bike4Truce, hanno lanciato l’iniziativa “Bike The Nobel” attraverso cui intendono sostenere la candidatura della bicicletta al Premio Nobel per la Pace, nella certezza che la bicicletta sia “il mezzo di spostamento più democratico a disposizione dell’umanità”.