Il Non Voto alle elezioni 2023 è pari al successo del Festival di San Remo

Festival di Sanremo ed espressione del Non Voto alle elezioni in Lazio e Lombardia del 2023. Chi dobbiamo votare?

In questi giorni i commentatori giustificano la bassa affluenza elettorale in ordine all’inconsistenza degli schieramenti alternativi a quelli che dovevano vincere, alla iperrealtà dei candidati, alla disaffezione dell’elettorato rispetto al ruolo istituzionale delle Regioni e dei referenti politici nominati dalle segreterie dei partiti , alle giornate di sole .

Questo quadro si contrappone alla vocazione “plebiscitaria” del Festival di Sanremo, ottenuta anche grazie ad una programmazione funzionante come un perfetto meccanismo a orologeria e pensato per la viralità social (parole di Linus). Il tutto è giocato in stile “spettacolo di varietà” rivolto ad alimentare la “movida” per le diverse fasce di ascolto e di età, a mercificare ogni aspetto del servizio di intrattenimento e spettacolo, o a raccogliere i proventi della pubblicità immersiva e del televoto a pagamento per partecipare alla giuria “popolare” dei cantanti concorrenti.

Il manager e produttore televisivo Lucio Presta, l’agente di Amadeus, ha spiegato in un’intervista che siamo nell’epoca della serialità e il Festival non fa eccezione. Con le ultime edizioni di Amadeus ci siamo detti: abbiamo il più grande strumento di comunicazione generalista del Paese che si chiama Tg1, costruiamo attraverso di esso una narrazione che abbracci più mesi e faccia discutere il pubblico per buona parte dell’anno. Geniale!

Amadeus&Co hanno sfruttato il vento forte a favore di frammentazioni temporali di problemi complessi e della presa infodemica sul pubblico di proclami incarnati nel rapporto di dipendenza influencer-follower (includendo i cantanti e la loro interpretazione del genere sessuale di appartenenza, oltre che del genere musicale).

Questi sono stati sviluppati su un ventaglio “sensibile” di istanze, valide in quanto inserite in un contenitore “bruciatutto” . Questo crogiuolo di stili e di significati riscalda, accentua, guida e sanziona le politiche dettate da una generica “banalità del bene” che appiattisce le contraddizioni: basta una sfarinata di sensi di colpa, ma senza infierire. l Festival, da animale onnivoro, si nutre dei fumi psichedelici che suscita per ingigantire la propria stessa serialità, voracità e visibilità, a prescindere che i fumi siano tossici o benefici per la società.

Questo “tutto fa spettacolo” costruisce una concentrazione di segnali, stimoli, rituali e verbosità trasferiti sulle onde dell’iperrealtà funzionalista. Un minestrone che si compone di divertimento-disimpegno-amnesia, di superficialità multitasking e sollecitazione emozionale di corpi e di menti fratturate, disilluse, sfiduciate, paradossali, più che dotate del potere dell’immaginazione. Per di più, da qualche tempo, corpi e menti in pericolo per una “policrisi” planetaria galoppante a cui si è ultimamente aggiunta la minaccia della guerra nucleare.

Il preparato per minestrone, è un’arma di distrazione di massa. Ampliato al contesto, mette in moto un luccichio di paillettes che adorna a festa l’univoca ricetta sollecitante il consumo di Esseri Umani e di cose, di tragedie e di risate, di informazione e di caos, di corsi e ricorsi musicali e di costume, di disaffezione dalla triste realtà e – talvolta – di irrisione dei principi etici ed ecologici da parte di chi comanda.

Anche per questa esaltata ambiguità il Festival è capace di assecondare dinamiche “social” trasversali nella società e tutte di larga presa sul pubblico, al pari delle “canzonette”.

Con ciò ha conquistato il massimo profitto e ha solleticato il consenso del pubblico al desiderio di serena innocenza e disincanto sui problemi che si affacciano alla stringente e pericolosa realtà.

Amadeus &Co hanno attirato una larga fetta di pubblico giovane. Si tratta di quello identificato da frasi del tipo, “si sono persi i valori” , di quello viziato dai genitori e ingannato da una società arrembante, virtualizzata, inarrivabile, ingiusta, omologante ed esclusiva; arroccata per necessità di crescita infinita, indifferenza, corruzione, insofferenza, pigrizia, o mancanza di tempo.

Si tratta di quel pubblico giovane disincantato e che si è divertito anche per via del sentimento di appartenenza e affinità rispetto alle figure ideali proiettate dai moderni testimonial delle “policrisi” che attanagliano le nuove generazioni, depredandole del “futuro”.

Poi accade che, nella scaletta ufficiale della finale di San Remo la lettera-messaggio del Presidente Ucraino Zelensky viene relegata alle ore 1:50 del mattino, un orario in cui gli insonni (anche governativi) generalmente hanno preso sonno, mentre i giovani possono essere nel hype di una serata in compagnia. E se poi questi ascoltatori prendessero in  parola Zelensky , secondo il quale la musica e l’Ucraina vinceranno insieme al mondo libero; vinceranno grazie alla voce della libertà, della democrazia e, certamente, della cultura?

Un errore tattico per chi di Putin apprezza il nazionalismo,  il suprematismo, il sovranismo e l’autoritarismo ?  Una ragione in più per “epurare” certi dirigenti della RAI che non fanno bene i guardiani dell’ortodossia sancita dalle ultime elezioni?

Che poi, “la RAI siamo noi” , visto che utenti e non utenti  sono costretti a finanziare e produrre la “serialità” del Servizio Pubblico stabilita dallo spoil system governativo.

Il Festival impensierisce la politica perché declina l’arte di ottenere consenso con argomenti che appaiono più credibili e coinvolgenti di quelli di cui è dotata la narrazione delle cose da fare e dell’identità da affermare pubblicamente e come Nazione.

La manipolazione c’è, è palese e surclassa certe boriose, barbose e incongruenti imposizioni sulla morale comune che i “conservatori” di destra e di sinistra vorrebbero di loro esclusivo e paternalistico appannaggio.

Forse: per salvare capra e cavoli (per esempio, il problema mente-corpo); per sostenere l’idea di Democrazia come un sogno dai contorni plasmabili e “piaciosi” , come una cosa “già data” dalle conquiste ricevute alla quale – al massimo, ogni tanto – va destinata una “memoria” o una “ricor-danza” da distinguere da un “ricordo” ; forse: se non si confermerà la conduzione di Amadeus per il prossimo Festival di San Remo, i “guardiani del popolo” dovrebbero proporgli la guida del nuovo “Governo della Repubblica delle Canzonette”.

La lista dei ministri è già pronta.